L’uomo che si relaziona con i suoi simili

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Dizionario Morale

di Luigi Maria Sanguineti

L’opera è in via di elaborazione. Si spera di aggiungere due nuove voci in ogni nuovo  numero della Rivista.
Sommario : 1) Aborto; 2) Amore.
Altre “Voci” nella rubrica “Archivio” ( per localizzare tale rubrica, vai alla prima facciata della Rivista e guarda in alto ).

Prima voce del dizionario:
Aborto


Quando lo spermatozoo maschile feconda l’ovulo femminile si forma una piccolissima cellula iniziale ( detta “zigote”). Questa cellula evolve lentamente per vari stadi (1); sempre protetta nel grembo della femmina e nutrendosi attraverso di lei : il termine ( fisiologico ) di tale evoluzione é un feto capace di vita autonoma ( rispetto al corpo materno ): il bambino.
Si dice aborto l’interruzione di questo processo evolutivo ( prima che il feto divenga autonomo e vitale: un bambino, un infante ). Tale interruzione può avvenire per cause naturali o essere provocata. Qui dobbiamo vedere se é lecito provocarla.
Alcuni cenni storici.
Lo Scintoismo ( com’é noto, particolarmente diffuso in Giappone ) e il Buddismo non stabiliscono nessun divieto contro l’aborto. Le altre ( Grandi ) religioni: Islamismo, Giudaismo, Cristianesimo, fanno dipendere la soluzione del problema della liceità dell’aborto dalla risposta che si deve dare ad un’altra ( difficile ) questione: quella del momento in cui l’anima prende possesso del feto ( per cui si parla di “ominizzazione” del feto ). Sul punto Aristotile insegnava che l’animazione del feto non avviene al momento del concepimento, ma dopo alcuni giorni ( 40 per i maschi e 80 per le femmine ). E tale tesi fu seguita da alcuni grandi Dottori della Chiesa, come S. Tommaso e San Alfonso De’ Liguori, e, più recentemente, Rosmini. Ancor oggi autorevoli teologi cattolici accettano la tesi dell’ominizzazione ritardata e la fissano chi al 10° giorno ( cioé al momento dell’annidamento ) (2), chi tra il 15° e il 40° giorno ( periodo in cui si forma la corteccia cerebrale ). Però la teoria ufficiale della Chiesa é quella dell’animazione immediata: fin dalla fecondazione dell’ovulo, l’anima esiste e, pertanto, sin da tal momento l’aborto é vietato. Il Giudaismo e l’Islamismo, invece, partono dall’idea che l’uomo venga ad esistenza solo dopo un certo periodo di gestazione: che per il Giudaismo é di 40 giorni e per l’Islamismo di 120 giorni (1)
Nostra opinione
Noi riteniamo illecito l’aborto e fin dal concepimento. A questa conclusione noi giungiamo per ragioni sostanzialmente identiche a quelle che, secondo noi, giustificano l’inammissibilità dell’omicidio – Ragioni che esporremo nella voce “omicidio” e , che anticipiamo, non ritengono che l’inammissibilità di questo sia dovuta al fatto che con esso si priva del “bene della vita” un essere. Però alla nostra stessa conclusione dovrebbe giungere ( e con ancor più motivo) chi invece ritiene l’inammissibilità dell’omicidio proprio per questa ragione, perché priva del bene della vita un essere. Questo vorrebbe la logica. Infatti a partire dal concepimento si mette in moto un processo che donerà la vita a un essere. Quindi interrompere tale processo significa indiscutibilmente privare quest’essere della vita. Ed é questo quel che conta; non il fatto che il feto non sia ancora un “uomo” ( cioé non sia ancora raggiunta la “ominizzazione” del feto ) . E neanche che il feto percepisca o no come una sensazione dolorosa la sua soppressione con l’interruzione della gravidanza: forse che non si considera illecito l’omicidio anche se l’omicida usa mezzi indolori per la sua vittima?
Di più, chi trova la ragione del divieto dell’omicidio nella privazione del bene della vita che l’uccisione arreca all’ucciso, siccome deve ben riconoscere che l’ucciso é privato di tanta più vita quanto più gliene sarebbe restata da vivere, deve anche concludere che tanto più l’uccisione dovrebbe essere considerato grave quanto meno l’ucciso si é inoltrato nel sentiero della vita e che dovrebbe essere considerato gravissima quando l’ucciso neanche tale sentiero ha fatto in tempo a calcare ( perché in tal caso egli é privato, non di una parte, ma di tutta quanta la vita! ).

Note:
(1) E non manca chi sostiene che neanche al momento della nascita l’anima entri completamente nel bambino. Ecco quel che dice sul punto uno dei più grandi Filosofi contemporanei , Mikhael Aivanhov ( le cui parole noi traduciamo da Le langage symbolique, langage de la nature, edito da Prosveta nel 1985 ): “Molti pensano che l’anima umana entri nel corpo del bambino dall’inizio della gestazione. Ciò non é esatto. Tutti i grandi Iniziati, che traevano dalla loro chiaroveggenza un sapere reale, ci hanno detto che l’anima s’installa nell’uomo per gradi successivi nel corso della vita. “ Ma, direte voi,nel seno della madre il corpo del bambino respira, si nutre, il suo cuore batte, dunque la sua anima é là”. Sì, solo l’anima può animare la materia e renderla vivente; ma ciò nonostante, durante la gestazione, l’anima del bambino non é ancora pienamente installata. Ora vi spiego. Bisogna sapere che l’essere umano possiede più anime. Se voi leggete i filosofi greci neoplatonici e certi Padri della Chiesa, voi vedete che anche loro pensavano che l’uomo possiede più anime. La prima, che noi chiameremo anima vitale, é puramente vegetativa, essa non é cosciente, essa si occupa dei processi fisiologici: la nutrizione, la respirazione, la circolazione. La seconda, più evoluta, é chiamata anima animale. La terza, anima emozionale. La quarta é l’anima intellettuale o razionale. Infine viene l’anima divina, che é pura luce. Non bisogna confonderla con la precedente: la Scienza esoterica lo sottolinea bene, l’anima intellettuale, quella che ragiona e riflette, può anche non essere ancora visitata da questa anima divina, che solo gli Iniziati ricevono in pienezza alla fine della loro evoluzione.
Consideriamo ora ciò che avviene nella donna che attende un bambino. La maggior parte delle donne non si rende conto di quello che avviene in loro durante la gravidanza o non vi attribuiscono nessuna importanza. Alcune, ciò nonostante, più coscienti e illuminate, sentono che l’anima prossima a reincarnarsi nel loro bambino sta presso di loro, e lavora con loro, in stretta collaborazione, per costruire la sua futura dimora, il corpo fisico: catapecchia, palazzo o tempio…ciò dipende dai casi (…..)In seguito, al momento della nascita, l’anima dice addio a sua madre, si separa da lei ed entra nel bambino col suo primo soffio. Essa, dunque, si infila in lui quando comincia a respirare (…..) Ora quella che é là con la madre, prima della nascita del figlio e che entra in lui con il primo respiro, é l’anima individuale: essa vi resterà tutta la vita dal primo respiro all’ultimo. Ma delle altre anime vanno, in periodi diversi, ad arricchire ed abbellire quest’anima individuale. All’anima vegetativa, che é giunta per prima ad animare l’embrione nel seno della madre,va ad aggiungersi, verso l’età di sette anni, l’anima animale, volontaria. Si crede ordinariamente che l’anima si installi definitivamente verso quest’età; no si tratta solamente dell’anima “animale” , volontaria. Dalla nascita ai sette anni, il bambino non cessa di muoversi, di camminare, di correre, di gesticolare, e a sette anni, al momento in cui l’anima animale si é completamente installata in lui, si può dire ch’egli ha acquistato un’autonomia di movimento, la padronanza dei suoi gesti. Ma dopo qualche tempo ha già cominciato un nuovo periodo in cui prova delle emozioni, dei sentimenti: é l’anima emozionale che fa a poco a poco l’entrata in lui. Verso i quattordici anni, al momento della pubertà, quando quest’anima emozionale arriva alla maturità, essa entra definitivamente e lo spinge ( e lo guida ) con la sessualità e i sentimenti (….)Infine, verso i ventun anni, é l’anima intellettuale, razionale, che s’installa”.


Seconda voce del dizionario:
Amore


In questa voce prenderemo in esame le cinque fondamentali note in cui può essere modulata la parola “amore”!, e cioè : l’amor concupiscentiae, l’amor benevolentiae, la compassione, l’amicizia, l’amor intellectualis; e in più la nota che con esse maggiormente stride: l’odio.
Amor concupiscentiae
E’ una particolare attrazione, che proviamo per un altro essere, che a lui ci lega e fa sì che un suo comportamento abbia il potere di renderci felici o infelici. Caio é incantato (2) dalle grazie di Caia: questa gli sorride ed egli é al settimo cielo; questa gli fa il broncio, e per lui la vita diventa un inferno.
Amor benevolentiae
E’ il sentimento che ci porta a beneficare un altro essere, in quanto il bene che a lui così arrechiamo ci soddisfa – per il particolare legame simpatetico che tra noi e lui si é creato ( 3 ) – come e ancor più del bene che a noi fosse toccato.
Caio vuol bene a Caia: quindi le dona una collana, perché il sentimento di gioia che vede nell’amata mentre si adorna del gioiello, più lo soddisfa di tutti i beni che egli si sarebbe potuto comprare con i soldi ( che del regalo hanno costituito il prezzo ).
Compassione
E’ il sentimento che ci porta a beneficare un altro essere eliminando in lui una sofferenza che – per il particolare legame simpatetico tra noi e lui creatosi – ci colpisce come una nostra stessa sofferenza (4).
Trimalcione dà al mendico, che da lui ha bussato, del cibo, perché il pensiero, che una persona alla porta di casa sua soffra la fame, gli impedirebbe di gustare i raffinati cibi che il suo cuoco in sala da pranzo gli ha preparato (5)
Insomma il bene che facciamo amando, ci dà la felicità; il bene che facciamo compatendo ci elimina una sofferenza psicologica ( indotta in noi, per simpatia, dalla sofferenza della persona “compatita”).
Amicizia
E’ il sentimento che ci porta a beneficare un altro essere in quanto la concezione della vita – che a questo ci accomuna (6) – ci fa sentire il suo successo, la sua fortuna, il suo progresso come il nostro stesso progresso ( o, meglio ancora, ci fa sentire il suo successo, la sua fortuna, il suo progresso, come il successo, la fortuna, il progresso della concezione di vita che ci accomuna ).
Il camerata Adolfo aiuta il camerata Benito rinchiuso nella prigione del Gran Sasso, perché sente che la sfortuna di questo é la sua stessa sfortuna (7).
Aprendo a questo punto una parentesi, si può dire che l’amore sessuale é un composto delle quattro forme di amore finora esaminate ed é tanto più umano e tanto meno animalesco quanto più le ultime tre prevalgono ( cioé quanto più tra gli “amanti” prevalgono, sulla concupiscenza, la benevolenza, la compassione, l’amicizia).
Amor intellectualis
E’ la naturale tendenza a beneficare ( non un particolare essere, ma ) tutti gli esseri, che proviene ( non da un particolare legame simpatetico instauratosi con un dato essere, ma ) da un sentimento particolarmente intenso di forza, di gioia e di “pienezza” (8): chi prova un tale amore benefica gli altri così come il sole di evangelica memoria dona la sua luce e il suo calore a tutti gli esseri, buoni o cattivi che siano, senza distinzioni e senza particolarismi.
Tutti i grandi Santi sono stati capaci di “amare tutti gli esseri in Dio”, cioé in assoluta purezza, senza essere toccati da passioni o sentimentalismi umani (9).
Odio
E’ il sentimento che ci porta a far male a un altro essere in quanto – il particolare legame simpatetico tra noi e lui creatosi – ci fa sentire come bene il male che lo affligga e come male il bene che lo rallegri.
Gli esempi ( purtroppo ) sono inutili.
Rientra nelle usuali prediche dei moralisti il dire che si debba amare e non odiare. Senonchè più perspicaci Pensatori fanno notare che non si può amare ( e, a dir il vero, neanche odiare ) per senso del dovere (10 )-
La fonte dell’amore, sta nel pensiero. Caio pensa alle belle forme di Caia e per lei subito é preso dal più tormentoso amor (concupiscentiae). Caio ritiene che Sulpicio, come il buon Samaritano, lo abbia raccolto mentre ferito giaceva sulla strada, e subito lo ispira verso Sulpicio il più intenso amor ( benevolentiae ).
Dunque é il pensiero che comanda all’amore ( e all’odio ). E il moralista che ci predica il dovere di amare, potrebbe più utilmente insegnarci una concezione della vita, aderendo alla quale, l’amore in noi nasca naturalmente.
Lazzaro sia guarda intorno e non vede che ingiustizia ( “Lui bello e io brutto – lui ricco e io povero….” ); ed é pieno d’odio. Lo convinca, il moralista, che l’ingiustizia é solo apparente ( “ Sì, Epulone é ricco e tu, Lazzaro, sei povero, ma questo é perché nella precedente vita Epulone fu generoso delle sue ricchezze mentre tu ne fosti avaro: se in questa vita a tua volta generoso tu ti dimostrerai, nella prossima incarnazione ecc,ecc.”) e trasformerà Lazzaro in un perfetto altruista, forse in un santo animato da un bruciante amore per Dio e per il prossimo.
Noi non diciamo qui che tale concezione ( capace di portare la pace nel cuore di un uomo ) esista; perché questo non é il compito della presente opera. Diciamo solo: chi si riempie la bocca con la parola “pace” e non é in grado di offrire ai suoi simili una tale concezione, stia zitto: non si illuda e non illuda.
Note
(2) Sul carattere per così dire “magico” dell’innamoramento – a cui alludono alcune espressioni del linguaggio ( come appunto: essere incantato , essere affascinato da…), vedi Evola , Metafisica del sesso,Roma, 1958, passim.
(3) In numerose opere della letteratura esoterica viene affermato che sentimenti come l’amore, l’odio (….) finiscono per creare un legame invisibile tra le persone.
Possono interessare le seguenti osservazioni che ho letto in Introduzione alla magia – come scienza dell’io ( a cura del Gruppo di UR, vol. III, Roma.,p. 135 ): “Ogni volta che fra due persone o più persone si stabilisce un legame simpatico il quale giunga davvero nel profondo; ovvero ogni volta che la loro vita si orienta secondo un’unica e distinta tendenza fondamentale, si produce una comunanza di vibrazioni e si stabilisce un rapporto occulto di “forze vitali”, automaticamente e senza riguardo alla distanza spaziale. Le singole persone si trovano allora nella condizione di “vasi comunicanti” (….). Il pensare insieme la stessa cosa, il presentarsi ad entrambi di uno stesso ricordo, una stessa sensazione o associazione, sono casi non rari. Ma quando l’unità é profonda, si può dire che un “destino” si congiunge all’altro. Ciò che, sia in bene, sia in male, si attira una persona del gruppo, tende da sé ad estendersi agli altri che le sono uniti nella vita e a realizzarsi in modi che possono essere anche diversi, tanto che di solito sfugge l’intimo nesso (—Anche ) l’amore inteso come l’atto di simpatia profonda per cui quasi ci si identifica con un’altra persona, crea un “rapporto”; nel senso obiettivo spiegato più su. Crea dunque una via per ogni forza in azione o in reazione (….). Comprendete ( ora ) perché ai maghi assoluti é proibito l’amore – l’amore nel senso pieno e vero- Per amore essi non debbono amare. La leggenda in Oriente, specie in Cina, li raffigura chiusi in un terribile isolamento”.
(4) Gli Stoici, proprio per la sua natura di sofferenza, sia pure simpatetica, non ritenevano la compassione conforme alla propria dignità. Ciò non significa naturalmente che essi approvassero l’egoismo; Seneca ( De clementia, II, 5 ) infatti chiarisce: “Egli ( il saggio ) farà volentieri, a beneficio degli infelici, tutte le cose che ad altri vengono ispirate solo dalla c. ( Commiseratio ) , ma le farà mosse da un sentimento diverso”.
Anche molti Pensatori moderni ( Cartesio, Kant, Spinoza ) ebbero a sostenere il carattere negativo – di debolezza cioè e non di virtù – della compassione. In particolare Spinoza, dopo averla definita ( in Ethica ) “tristitia orta ex alterius damno” , giunge a dire che “ nell’uomo il quale vive secondo ragione é per sé cattiva e inutile” sia per la sua natura ( di tristitia, appunto ) sia perché tende a sottrarre al dominio della ragione l’attività benefica ( Op. cit. , IV ).
(5) Ma Hobbes ( in Human nature ,c.9 ) forse accentuò eccessivamente il carattere egoistico della compassione ( pity ) definendola “immaginazione ovverosia finzione di una calamità futura per noi ritenuta possibile, in base al senso di una calamità riguardante altri”
(6) Spetta ad Aristotile il merito di aver evidenziato ( nel suo Ethica ad Nicom., 8,2-3) che l’amicizia presuppone una certa comunione di idee e di sentimenti e l’adesione agli stessi valori.
Naturalmente l’amicizia tra due persone può porsi a diversi livelli di nobiltà ( come di diverso livello sono le concezioni di vita da cui noi uomini ci lasciamo ispirare: dal “bevi, mangia e del resto non ti occupare” del salumaio Bacciccia, alla concezione della ahimsa di Gandhi. E’ un insistito insegnamento di MaharishiMahesh Yogi, un filosofo indiano contemporaneo, che “l’agire male germina dalla debolezza e che l’azione giusta nasce spontaneamente solo da un più alto livello di coscienza” – così trovo riferito il pensiero del Filosofo da Jack Forem, in Meditazione trascendentale, Roma, Ubaldini Editore, p. 167.
Quindi secondo tale filosofo “ l’unico modo per aiutare ( gli altri ) é di acquistare la tecnica per essere felici noi stessi. Se un povero vuole aiutare un altro povero – stiamo continuando ad usare nell’esposizione del pensiero di Mahesh le parole di Forem – la prima cosa che deve fare é guadagnare qualche cosa. Divenire ricco (…). L’uomo felice é più in grado dell’uomo infelice di avvertire l’infelicità degli altri. La compassione non é desta in una mente infelice, afflitta. Ma compassione e gentilezza sono ben sveglie nell’uomo che é felice, che é in “pace” (Forem, Op. cit. ,p 173 ).
Si può anche dire che scopo unico, su cui puntare e concentrare tutte le nostre forze, dev’essere quello di scoprire il gran “segreto” che ci permetta di liberarci dalla paura. Perché una volta liberatosi da questa, l’uomo naturalmente ama, naturalmente fa del bene. Ecco cosa insegnava il grande filosofo Mencio ( inDialoghi, VI,1, 2 – tr. Magrini-Spriafico, Milano, 1945 ): “ La natura dell’uomo é portata al bene, come l’acqua scorre verso il basso. Non vi é uomo che non sia naturalmente retto. Come non vi é acqua che non scorra naturalmente verso il basso. Tuttavia se comprimi l’acqua per farla zampillare, potrai farla salire al di sopra della testa; se arresti il suo corso, potrai fare in modo che si fermi sulla montagna: ma é questa la sua natura? É un effetto della violenza. Ora, che l’uomo possa arrivare a fare del male, é una cosa analoga”.
(9) Ecco come Evola ( in La doctrine de l’eveil, Paris, 1956, p. 308 ) spiega meglio questo tipo d’amore: “Si fa dunque qui una distinzione tra l’amore naturale e l’amore sopranaturale, tra l’amore sensibile e l’amore avente a base la volontà e la libertà. Il primo di questi amori é appunto condizionato dal sentimento e non é libero, perché egli non si risveglia che al momento in cui si presenta l’oggetto corrispondente a una tendenza; é per questo che quando l’oggetto cambia o quando lo spirito si orienta altrimenti, l’amore diminuisce o dà luogo ad un altro sentimento. In un tale amore, l’individuo non ama, in fondo, che lui medesimo – più esattamente: é l’entità samsarica che ama in lui, anche quando non si tratta più di un semplice amore concupiscente, ma di forme sublimate d’amore e d’affezione. Tutto questo rientra nel mondo di dukkha , tutto questo é un’alterazione, é un legame, una perturbazione dello spirito. In un tal senso, la via aria del risveglio non conosce per nulla l’amore, essa considera tutte le specie d’amore come un limite e una scoria”. “Le cose – continua l’Evola – vanno diversamente per l’amor intellectualis che, pur conservando i caratteri d’uno stato affettivo sui generis, ha per base, non la sensibilità, ma, come abbiamo già detto, la volontà e la libertà. Nella teologia cristiana questo é il fatto di “amare ogni essere in Dio”, in altri termini, avendo di vista la radice trascendentale di ciascuno, vedendo in ciascuno ciò che egli é da un punto di vista non-individuale e metafisico, di conseguenza elevandosi con decisione al di là di tutte le inclinazioni e ripugnanze dell’essere naturale. In un tal caso la libertà dello spirito s’afferma di contro al condizionamento dei sensi, e l’amore diventa tanto più puro, il segno di una libertà tanto più grande, quanto meno si lega a una soddisfazione ed é distaccato dall’essere particolare che si ama”.
(10) “E’ un fatto curioso e penoso, fa notare Aldous Huxley, specialmente nella nostra civiltà, che siamo pronti a proporre alti ideali e ad emettere ingiunzioni di profondo livello morale senza mai offrire i mezzi per adempiere o ubbidire a tali esortazioni” ( cfr. J. Forem, Op. cit. ,p. 179 ).
Ed ecco come, con la sua solita vivacità di stile, Rajneesh esclude che si possa “amare su comando”: “ Se l’amore accade, ti puoi anche sposare, ma non porlo come condizione: prima ti devi innamorare e poi seguirà il matrimonio. A quel punto chiederai: “Come posso amare?” “Se accade, accade; se non accade, non accade (…). Come puoi cercare di amare qualcuno? Potresti? Se ci provi l’intero gioco sarà falso: accade” ( in Yoga, vol.I, Genova, 1990, p. 52 ).


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