Appunti di politica


Appunti di politica

Sommario: 1)Solo uomini che credono in Dio…;2) Non prevalebunt….. Altri paragrafi nella rubrica “Archivio” ( per localizzare tale rivista, vai a prima facciata e guarda in alto)


I – Solo uomini che credono in Dio possono lottare vittoriosamente contro uomini ispirati da idee atee e materialiste

Senior Un movimento politico, che rifiuti di esercitare il potere statuale sulla Nazione, nel fondato timore di esserne corrotto, ma non voglia rinunciare a difendere efficacemente la melior spes della popolazione dagli abusi e dalla oppressione di chi gestisce i poteri dello Stato, deve essere forte e per essere tale deve avere una ideologia e una ideologia animata da un forte sentimento religioso : in altre parole, un’ideologia che non solo affermi l’esistenza di Dio , ma a Dio attribuisca la forma personale sollecitandone il culto ( 1 ).

Junior –Quale culto ?

Senior – Un culto che mantenga le feste e i riti di quello cattolico, in quel che hanno di compatibile con la filosofia Advaita – Vedanta.( 2 )

Junior – Ma veramente tu credi che in un’epoca smaliziata come la nostra, quella che dovrebbe essere una élite formata da persone di una certa cultura, accetti di aderire ad una religione – bricolage machiavellicamente costruita ad usum delphini ?

Senior – Ma non si tratterebbe per nulla di aderire a una “religione – bricolage” : il pensiero filosofico-religioso dell’Advaita risale all’ottavo secolo dopo la nascita di Cristo e dovrebbero essere mantenute il più possibile le forme religiose più radicate nel sentimento del popolo ( le sue feste, i suoi inni religiosi….) ( 3 ). Del resto già ora, molte delle persone che frequentano la Chiesa cattolica , non fanno ciò perché aderiscono ai dogmi che vi si predicano , ma perché sentono il bisogno di esprimere il sentimento religioso che, nonostante tutto, vi é nei loro cuori.

NOTE

1 ) Per l’esempio di un rivoluzionario che trasse la sua forza dalla fede in un Dio personale, si pensi a Sri Aurobindo ( che fu, insieme a Gandhi uno dei padri dello Stato indiano). Di Aurobindo io, ( in, Grandi personalit dell’Oriente e dell’Occidente) così potevo scrivere.

“Dunque Aurobindo é un violento? Sì, certamente egli é un violento, ma anche un mistico ( come lo furono moltissimi indiani che si ribellarono all’Inghilterra con le armi in pugno). Egli crede nella forza ( nella Shakti ) : “Se non abbiamo Forza – Egli dice – siamo come uomini in sogno, che hanno le mani ma che non possono colpire, hanno i piedi ma non possono camminare”. Ma crede che ogni Forza derivi da Dio: “Per ottenere il vigore, di cui abbiamo bisogno, dobbiamo pregare la Madre della Forza. Essa chiede un culto, ma non per Lei, ma per poter venire in aiuto e donarsi a noi. Questa non é una idea fantastica, né una superstizione ma la legge ordinaria dell’Universo. Gli Dei non restano sordi alle preghiere dei Devoti, e l’Eterno non é insensibile alle suppliche. Ciò che é vero per l’eterno é vero anche per Colei che deriva da Lui”.

Quanto agli antichi romani, essi, tanto furono ostili a uno scomposto misticismo, quanto furono devoti agli Dei. E Putarco su di essi riferisce ( Maec,II; conf. J.Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Fratelli Bocca Editori, 1951, p. 195 ) che “ non permettevano di tralasciare gli auspici neanche al prezzo di grandi vantaggi, perché per la salvezza della città ritenevano cosa più importante che i consoli venerassero le cose sacre che non vincessero il nemico”.

Dopo la battaglia del Trasimeno, Fabio dice ai soldati: “La colpa vostra é più di aver negletto i sacrifici e di aver disconosciuto gli avvertimenti degli Auguri, che non di non nega né l’esistenza di Dio né che Dio possa manifestarsi in una forma umana, ma afferma solo che nella aver mancato di coraggio o di abilità ( confr. sempre Evola, ibidem ).

2- Sulla filosofia Vedanta rimandiamo alla seconda Appendice al presente libro. Il lettore vi vedrà spiegato che l’Advaita non nega né l’esistenza di Dio né che Dio possa assumere ( ed abbia assunto ! ) forma umana, ma si limita ad affermare che Dio, nella Sua infinita potenza, può assumere ( ed assume) anche modi di essere, che la mente umana, con si suoi limiti, neanche può concepire.

Esempio di come si possa conciliare la filosofia Advaita con il culto di un Dio personale fu Ramakrishna, che, pur accettando le teorie advaitiste, praticò il culto della Dea Kali e predicò l’opportunità che l’aspetto impersonale di Dio fosse raggiunto tramite il culto del suo aspetto personale, perché ciò avrebbe evitato, all’aspirante alla visione della bellezza di Dio, molti pericoli : “Sebbene la conoscenza dell’Advaita sia la più elevata, occorre incominciare la devozione con la nozione dell’Adorato e dell’adoratore. Così raggiungerete facilmente la saggezza” (così insegnava Ramakrishna, confr. Alla ricerca d Dio, Ubaldini Editore, p. 272).

3 -Ramakrishna criticava coloro che lasciavano la religione nativa per abbracciarne un’altra : perché fare ciò, dal momento che tutte le religioni conducono a Dio ? Ecco le Sue parole come l’hanno riportate i Suoi discepoli : “Vi sono molte vie che conducono alla fontana della Beatitudine eterna. Ciascuna delle religioni del mondo é una di queste vie” ( Alla ricerca di Dio, cit. p.177); e ancora( ibidem, p. 183 : “Ogni uomo deve seguire la propria religione: un cristiano il cristianesimo, un musulmano l’islamismo”.

E’ critico rispetto la moda di molti occidentali di adottare culti orientali anche il Maestro bulgaro Aivahnov, che avremo occasione nel prosieguo di nuovamente citare.

Per parare subito la obiezione, che noi predichiamo bene ma razzoliamo male, dato che, aderendo alla filosofia Advaita, aderiamo a un filosofia straniera, facciamo presente che noi abbiamo, sì, conosciuto l’Advaitismo tramite l’insegnamento di Maestri orientali, ma che esso fu insegnato anche in Occidente da Maetri occidentali (e non ci risulta che il loro insegnamento fosse contrastato dalla Chiesa Cattolica ).

Infatti anche il Cristianesimo conobbe una “teologia negativa”, cioé una teologia che sosteneva e sostiene che di “Dio si può predicare solo l’inconoscibilità. Qualsiasi concetto attribuito alla Divinità ( anche bontà, giustizia, amore) é un’indebita estrapolazione di qualità umane, in definitiva una forma di antropoformismo” ( confr. Filosofia. Storia delle idee dalle origini fino ad oggi, di Ubaldo Nicola, ed. Giunti, p. 196) . Dionigi l’Areopagita (IX secolo ) , a cui si deve l’elaborazione cristiana della teologia negativa, insegnava : “Solo mediante la privazione della vista e della conoscenza, con il fatto stesso di non vedere e di non conoscere, é possibile vedere e conoscere ciò che sta oltre la visione e la conoscenza (…..) penetrando nella caligine che sta sopra l’intelligenza, troveremo, non la brevità delle parole, bensì la mancanza assoluta di parole e di pensieri” ( confr. sempre Ubaldo Nicola, Filosofia, cit. , p. 186 ).


II – Non prevalebunt

Junior – In un tuo libro ( 1 ) giungi alla conclusione che l’uomo non può sollevarsi fino a Dio con le sue sole forze, così come non può sollevarsi da terra tirando le stringhe delle sue scarpe: solo una forza benefica, a lui esterna, ma a lui benevola, può dargli quella fede, che gli permetterà di progredire verso la perfezione.

Ma tu credi veramente all’esistenza di entità, per l’uomo, benefiche, e soprattutto credi veramente che esse siano tanto forti da prevalere sulle entità, per lui, malefiche. ?

Senior – Sì, io ci credo. E per dare una prima risposta alle tue domande ti dirò che credo all’esistenza di entità verso l’uomo benevole.

Junior – Dimmene una.

Senior. Tu stesso. (2). Ma se non vuoi guardare a te stesso, volgi pure lo sguardo al comportamento dei tuoi simili : certo vi troverai esempi di odio e di cattiveria anche feroci, ma anche vi troverai esempi sublimi di amore: pensa a San Francesco, a Gandhi, a Budda : forse che essi non hanno testimoniato il loro amore per il prossimo? Di più e più in generale : si può dire che la vera natura dell’uomo é anzi quella di amare: se l’uomo odia lo fa per paura. E se lo fa – tanto é vero che ciò é contro la sua natura più profonda – esso così facendo, odiando voglio dire, si autodistrugge.( 3 )

Junior- Ti posso concedere che l’uomo sia portato ad amare, ma il suo amore é capace di sconfiggere il male ?( 4 )

Senior. Sarei tentato di dirti che ogni atto di odio in realtà nasce da una volontà (sia pure sviata, degenerata ) di amore. Di modo che si ha da ritenere che ogni pensiero, ogni manifestazione d’odio, se ben chiarito nelle sue ascose cause e nei suoi ultimi fini, é in realtà una manifestazione d’amore.

Ed é chiaro che se così é, di una vittoria del bene non si può parlare solo per il motivo che al bene manca ….. un avversario da battere. Ma questa ( l’idea della onnipresenza dell’amore, dell’amore ogni dove pervadente ) é in me solo una intuizione, che temo che il mio debole cervello non riuscirebbe a dimostrare. Mi limito allora a dirti questo : la più bella prova , che la vittoria del bene é sicura, ( 5 ) è data dal fatto che tanto più un essere ama, tanto più egli diventa bello e potente: pensa a Gesù, pensa a Maometto, pensa a Buddha , tutti loro sono stati tanto potenti e tanto affascinanti da convertire al bene milioni di loro simili. Gesù, leggi i Vangeli, era capace di debellare con un suo sguardo migliaia di diavoli. Ora il fatto che un uomo divenga tanto più potente quanto più ama , non fa pensare che gli angeli ( cioé gli esseri che vogliono il bene di noi uomini ) siano tanto più potenti e tanto più capaci di fare il bene e vincere il male, quanto più sono grandi, dal momento che il loro amore progredisce con la loro grandezza o, se più ti piace, la loro grandezza progredisce con il loro amore ? E tale fatto – cioé che sempre chi ha una maggiore capacità di amare, ha anche una maggiore potenza rispetto a chi ha una minore capacità d’amare – non ti porta a concludere che alla sommità della scala degli esseri ci deve stare un Essere che, non solo è quello che ama di più, ma anche é quello il più potente ? (6 )

Note

1) Si tratta di, Advaita Vedanta, riportato in Appendice seceonda . pp.24 e ss.

2 ) E’ Aivanhov che mette in rilievo questo fatto nel suo bel libro La chiave essenziale .

Che l’uomo ami se stesso, sembra una cosa ovvia, ma invece non lo é . Tanto é vero che Aristotile ( in, Magna moralia, 2111 a ) può sostenere che solo l’uomo saggio é capace di amare se stesso : “L’uomo tristo, sempre in conflitto con se stesso non può mai essere amico di sè”. Ma noi osiamo in questo punto dissentire dal grande Pensatore : se si guarda più a fondo, si capisce che colui che odia se stesso, odia solo alcuni elementi, da lui giudicati negativi, della sua personalità : quindi odia il “non – io”, non il suo “io”.

3) La vera natura dell’uomo – insegnava Mencio ( cfr. Lin Yutang, La saggezza della Cina, , Bompiani, p.212 ) – é di fare il bene. Ecco le precise parole attribuite al grande filosofo cinese : “ La tendenza della natura umana verso la bontà é come la tendenza dell’acqua a scorrere verso il basso. Non esiste uomo che non possieda questa tendenza alla bontà, così come l’acqua scorre verso il basso. Innalzando una diga e forzando l’acqua verso di essa, si può farla risalire verso il monte; ma sono forse questi, moti in armonia con la natura dell’acqua ? E’ la forza ad essa applicata che li determina. Nel caso di un uomo costretto a fare ciò che non é bene, la sua natura viene forzata allo stesso modo”.

E il sano ottimismo di Mencio verso la natura umana, era proprio anche degli Stoici – vedi sul punto, Pohlenz, La Stoa . Storia di un movimento spirituale, La Nuova Italia editrice,, p. 232.

4 – L’uomo, mentre dalle pene che soffre é reso dubbioso dell’esistenza di entità per lui benefiche, é, da quelle stesse pene, reso sicuro dell’esistenza di entità a lui malefiche.

Ma che cosa si prefiggono queste forze del male ? Si prefiggono di ostacolare noi uomini nella nostra tensione verso l’Assoluto, di ostacolarci nei nostri sforzi per farci sempre più simili a Dio: é agli implacabili nemici di Dio ( beninteso, del dio personale, ché l’Assoluto, il Dio sommo, nessun nemico ha e tutto mette a suo servizio , anche il Demonio ) che noi dobbiamo tutto ciò che ci spinge a rinunciare ai nostri sforzi verso la perfezione e ad accontentarci dei piaceri che offre la terra.

E’ opportuno, a questo punto, fare almeno un cenno, al pensiero del Guenon sulla “anti – tradizione” ( così il Guenon si riferisce all’azione svolta da entità tenebrose per contrastare il progresso spirituale dell’uomo).

Secondo il Guenon ( vedi, Il regno della quantità e i segno dei tempi, Adelphi,, 1982, p.208 ) nel nostro Occidente, l’azione delle forze avverse al progresso spirituale della Umanità, dopo aver raggiunto – con l’affermarsi, nel diciannovesimo secolo, del materialismo – una prima tappa, prosegue ora la sua opera di distruzione, col “neo-spiritualismo”, che non é altro che una “parodia” e una “contraffazione” della vera spiritualità : e qui Guenon ricorda “ come corra il detto che Satana é la scimmia di Dio” e come Satana ami travestirsi “in angelo di luce” ( le forze del male, non fanno altro che parlare di amore, ma in realtà fomentano l’odio, parlano di pace ma in realtà solo per giustificare la guerra, dicono di portare la libertà, ma in realtà schiavizzano sempre più i popoli : e questo, bisogna ammetterlo, é quello che si vede sempre più chiaramente ai nostri giorni ). E contro la perfidia delle forze dell’antitradizione il Guenon pone in guardia (ivi, p. 208 ) il suo lettore : queste forze cercano di ingannare perfino chi vorrebbe, alla loro opera, reagire, spacciando come espressione della “Tradizione” idee che invece ne sono la perfetta antitesi: “ Accade ( segnala il Guenon) che si giunga ad applicare l’appellativo di tradizione a cose che, per loro stessa natura, sono antitradizionali al massimo : così si parla di “tradizione umanistica”, o addirittura di “tradizione nazionale”, quando l’ “umanesimo” non é nientaltro che la vera e propria negazione del sopraumano e la formazione delle “nazionalità” é stato il mezzo utilizzato per distruggere l’organizzazione sociale tradizionale del Medio Evo”.

5 ) Che la vittoria del bene sia sicura é un insegnamento costante della Tradizione. Come il sole ogni giorno nasce , tramonta per poi rinascere ancora, sempre avanzando con un movimento a chiocciola di ciclo in ciclo, così anche la civiltà umana progredisce di ciclo in ciclo. Certo la fine di un ciclo può avere un qualche cosa di drammatico, ma questo solo per chi non conosce le leggi che governano l’Universo e non crede in Dio. Chi invece anche nei tempi della prova avrà seguite le leggi del Signore, potrà constatare “che tutti i possibili disordini”, che la Divinità ammette che avvengano (……), non sono tali se non in quanto li si consideri in se stessi e separativamente, ( dato che ) questi disordini parziali si cancellano interamente nell’ordine totale in cui finalmente rientrano, e di cui, spogliati del loro aspetto “negativo”, essi sono elementi costitutivi allo stesso titolo di ogni altra cosa” ( le parole tra virgolette sono naturalmente del Guenon ).

Sconfitti e irrimediabilmente saranno, invece, coloro che si saranno illusi di sconfiggere le forze che custodiscono la Tradizione. Ma chi sono essi? Ecco la risposta di Guenon ( data a pag. 268 ss del Regno della quantità, già citato): “Individui del genere non possono evidentemente essere meccanicisti o materialisti, e nemmeno “progressisti” o “evoluzionisti” nel significato volgare di questi termini, e, quando diffondono nel mondo idee di questo tipo, lo ingannano scientemente; ma ciò non riguarda in definitiva che l’antitradizione negativa, la quale é per loro un mezzo e non un fine, cosicché essi, come tanti altri, potrebbero giustificare un tale inganno dicendo che “il fine giustifica i mezzi”. Il loro é un errore molto più profondo di quello degli uomini da essi influenzati e “suggestionati” con simili idee, perché é una conseguenza della loro ignoranza totale ed invincibile della vera natura della spiritualità nel suo insieme; per questa ragione é molto più difficile dire esattamente fino a che punto possano essere coscienti della falsità della “controtradizione” che cercano di instaurare, poiché essi possono ritenere realmente di opporsi in questo modo allo spirito, quale si manifesta in ogni tradizione normale e regolare, credendosi allo stesso livello di coloro che lo rappresentano nel mondo; da questo punto di vista l’Anticristo sarà certamente il più “illuso” di tutti gli esseri. Tale illusione ha la sua radice nell’errore “dualistico” di cui abbiamo parlato; ed il dualismo, nelle sue varie forme, é caratteristico di tutti coloro il cui orizzonte si arresta a certi limiti, fossero pure quelli dell’intero mondo manifestato, e che di conseguenza, non potendo risolvere quella dualità, che constatano in tutte le cose, all’interno di questi limiti, col riportarla a un principio superiore, la ritengono veramente irriducibile e sono perciò condotti alla negazione dell’Unità suprema che per essi é come se non esistesse. Per questa ragione abbiamo potuto affermare che i rappresentanti della “contro-iniziazione” sono in definitiva tratti in inganno dalla loro stessa funzione, e che la loro illusione é proprio la peggiore di tutte essendo la sola per cui un essere possa, non tanto smarrirsi più o meno gravemente, bensì realmente perdersi senza ritorno; ma evidentemente, se non avessero tale illusione, essi non potrebbero svolgere un funzione la quale, affinché si compia il piano divino in questo mondo, deve necessariamente svolgersi come qualsiasi altra”

6 -“Il male é limitato, Dio no”: questo é l’insegnamento del grande filosofo e pedagogo, Omraam Mikhael Aivanhov ( in “La chiave essenziale , ed. Prosveta , p.78) .

Sempre di Aivanhov ( e fatta ivi, p.78 ) é la seguente, interessante osservazione : “Si può salire continuamente più in alto e trovare sempre una qualità superiore, perché in questa direzione non vi sono limiti. Quando incontrate un uomo intelligente, non potete dire: “ Ecco il limite supremo dell’intelligenza e del sapere”, perché può darsi sempre che incontriate una persona ancora più intelligente. Non si può stabilire un limite né alla intelligenza, né alla bellezza, né alla bontà, né all’amore : essi sono illimitati, perché possono espandersi all’infinito ! Quando ci si dirige verso il polo opposto, si può forse tendere all’infinito ? Certamente no : e ne vedrete la differenza. Se volete scendere nell’abbrutimento, nella miseria o nella malattia, troverete un limite perché tutto ciò che é inferiore ha un limite. Osservate il caldo e il freddo : di grado in grado la temperatura può salire da 0° C all’infinito, ma non può discendere al disotto di -273°. Come spiegare ciò ? Avviene questo perché le particelle sottoposte al freddo si restringono, si bloccano, si rannicchiano le une contro le altre, e non possono più muoversi, e quando cessa il movimento, il limite del freddo é raggiunto. Al contrario, il calore distende, allarga, dilata le particelle, dà loro dello spazio, le lascia estendersi, muoversi, agitarsi: la materia rarefatta comincia ad animarsi con un movimento più intenso. Siccome lo spazio é infinito, non si possono mettere limiti da nessuna parte”.